Tigri: emergenza estinzione, massacri e traffici illegali
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enforcement messi in campo e promossi ovunque, consentendo lo sviluppo di quelle azioni utili a contrastare il commercio illegale e a impedire le incursioni dei bracconieri negli habitat della tigre”. “Serve un lavoro coordinato, un’attività investigativa che vada al di sopra dei confini territoriali per fermare questi traffici illegali i cui profitti fanno gola a tanti. Se si lavora tutti insieme per acquisire sempre maggiori informazioni e se queste saranno raccolte regolarmente, analizzate e condivise tra i paesi chiave della tigre e non solo, allora saranno possibili quegli interventi incisivi necessari per contrastare il contrabbando delle tigri”, dichiara Massimiliano Rocco Responsabile Specie, Traffic e Foreste del Wwf Italia. Un dato significativo di questo ultimo rapporto del WWf, “è l’aumento degli esemplari vivi sequestrati: 61 nel periodo di tre anni dopo l’ultima riunione plenaria della Cities del 2010, pari al 50% del numero complessivo (123) registrato dal 2000. La Thailandia, con 30 tigri, è stata il luogo più significativo per l’interdizione del commercio, seguita dal Laos con 11, dall’Indonesia con 9 e dal Vietnam con 4”. Date le “basse stime della popolazione di tigri selvatiche in Thailandia, Laos e Vietnam, in combinazione con la presenza di impianti di tigre in cattività all’interno di questi tre paesi, ci sono seri problemi per quanto riguarda la provenienza di queste tigri vive- prosegue Rocco- si tratta molto probabilmente di animali allevati in cattività o provenienti da zoo senza scrupoli”. Il fenomeno dell’allevamento delle tigri in cattività “è un problema anche in paesi come l’Italia, dove diversi esemplari sequestrati e confiscati perchè detenuti in condizioni pessime o senza la giusta documentazione non sono ancora riusciti a trovare una degna casa dove potere trascorrere la loro vita, e ancora oggi si trovano presso gli illegittimi detentori in condizioni precarie”. Dei 13 paesi chiave per la tigre (Bangladesh, Bhutan, Cambogia, Cina, India, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Nepal, Russia, Thailandia, Vietnam), “solo l’India tiene un attento sistema di registrazioni sui sequestri, riportati in maniera sufficientemente dettagliata per permettere un’analisi significativa per di identificare i ‘punti caldi’ in cui il commercio è in corso”, dichiara il Wwf.