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Via dal nucleare: si può

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Dopo l’incidente nucleare di Fukushima si inizia a comprendere il suo impatto sulle scelte energetiche dei paesi europei. Sta nascendo un sommovimento nel settore energetico europeo che coinvolge le strategie dei singoli gruppi elettrici. E tutto ciò avviene mentre in Europa cresce rapidamente il ruolo delle rinnovabili. Gianni Silvestrini a Ecoradio.
A poco più di un anno dall’incidente nucleare di Fukushima si comprende meglio il suo impatto sulle scelte energetiche dei vari paesi europei.
La Francia, con il 75% di produzione elettrica dall’atomo, ha deciso di abbassare la produzione a quota 50% al 2025, anno entro il quale anche il Belgio si è dato l’obiettivo di uscire completamente dal nucleare, da cui attualmente deriva il 51% della sua produzione elettrica.
Anche la Germania vuole uscire completamente dal nucleare entro il 2022. LaSvizzera, con il 40% di produzione elettrica da nucleare, vuole abbandonare l’atomo, puntando alle rinnovabili e dimostrando, con uno studio, che il fotovoltaico potrebbe coprire la metà dell’attuale quota nucleare.
Si assiste insomma ad un profondo sommovimento nel settore energetico europeo, che coinvolge le strategie dei singoli gruppi elettrici d’Europa. Nel frattempo cresce rapidamente il ruolo delle energie rinnovabili.
E mentre i paesi europei stanno definendo le proprie strategie energetiche nazionali, in Italia manca ancora una strategia di medio e lungo periodo.
L’opinione di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club e QualEnergia, a Ecoradio.
“C’è un profondo sommovimento del sistema energetico europeo. Il ruolo delle rinnovabili cresce e le compagnie elettriche stanno cercando di capire come ritirarsi da alcuni settori e entrare in altri e giocare un ruolo in una fase di cambiamento. C’è spazio per notevoli investimenti, quello che è importante è capire dove si va. L’Italia non ha ancora una sua strategia energetica del medio e lungo periodo ed è questo che occorre individuare con urgenza”.

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