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Memorandum Italia-Israele, un gruppo di giuristi diffida il governo: «No al rinnovo»

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Un gruppo di giuristi ha firmato una diffida che è stata inviata al Governo italiano affinché non venga rinnovato il Memorandum d’intesa tra Italia e Israele che, senza un passo indietro dell’Italia, si rinnoverà in automatico l’8 giugno. Abbiamo intervistato il professor Michele Carducci, uno dei sottoscrittori della diffida. 

Memorandum Italia-Israele, un gruppo di giuristi diffida il governo: «No al rinnovo»

Un gruppo di giuristi ha firmato una diffida che è stata inviata al Governo italiano affinché non venga rinnovato il Memorandum d’intesa tra Italia e Israele che, senza un passo indietro dell’Italia, si rinnoverà in automatico l’8 giugno. Abbiamo intervistato il professor Michele Carducci, uno dei sottoscrittori della diffida. Michele Carducci è professore ordinario di Diritto costituzionale comparato nell’Università del Salento, dove coordina il Centro di Ricerca Euro Americano sulle Politiche Costituzionali.

Professor Carducci, lei, insieme ad altri giuristi, ha redatto e sottoscritto una diffida con cui si chiede al Governo di non rinnovare tacitamente il Memorandum Italia-Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa. Cosa prevede quel Memorandum e qual è la sua natura giuridica?

«Il Memorandum è un accordo internazionale ratificato in Italia con la legge n. 94 del 2005. Dunque, esso, in quanto inserito in una legge, è subordinato alla Costituzione e al diritto internazionale che la Costituzione riconosce. Il suo contenuto è allegato alla legge di ratifica, sicché è accessibile a chiunque e consiste in attività di scambio di beni, materiali, informazioni e servizi connessi all’attività militare e di difesa sia dell’Italia che di Israele».

Cosa può dire in merito alla sua legittimità?

«Non è legittimo perché non c’è reciprocità tra Italia e Israele con riguardo al rispetto del diritto internazionale e al ripudio della guerra. Detto in sintesi, tutta la difesa italiana si fonda sugli articoli della Costituzione che riconoscono il primato del diritto internazionale (art. 10), il ripudio della guerra (art. 11) e la fedeltà alla Repubblica (artt. 52 e 54). Per lo Stato di Israele non vale nulla di simile, tant’è che i suoi governanti, com’è noto, disconoscono pubblicamente sia il primato del diritto internazionale che il ripudio della guerra». 

Allora è per questo che ne chiedete la fine? 

«Anche per questo. Tuttavia, nel 2024, c’è stata un’importante novità. Di fronte alle reazioni spropositate di Israele contro la popolazione civile palestinese, sia la Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU che l’Assemblea Generale dell’ONU hanno invitato tutti gli altri Stati a sospendere qualsiasi forma di cooperazione con Israele, per non essere complici delle sue condotte illecite. Poiché il Memorandum prevede appunto la cooperazione, esso non può essere rinnovato».

Le indicazioni dell’ONU sono vincolanti per l’Italia?

«Per l’Italia sì, proprio perché la nostra Costituzione è fondata sul primato del diritto internazionale e sul ripudio della guerra, e questi due criteri corrispondono anche ai principi delle nazioni civili, su cui si basano i giudizi degli organismi ONU verso tutti gli Stati del mondo. In pratica, c’è coincidenza fra ciò che dichiara l’ONU e ciò che prevede la Costituzione italiana. Per Israele, invece, non esistendo, come detto, nulla di analogo, il diritto internazionale e il ripudio della guerra sono impunemente violati».

Che cosa succederebbe se il Governo dovesse rinnovare il Memorandum?

«Prima di tutto, sia il Memorandum che la legge di ratifica diventerebbero illegittimi, perché in contrasto con le indicazioni ONU e con la Costituzione italiana che, negli artt. 10 e 11, ne richiede invece il rispetto. In secondo luogo, l’Italia rischierebbe di essere deferita davanti alla Corte Internazionale di Giustizia. Infine, si potrebbero profilare condotte personali di concorso nei crimini dei governanti israeliani».

Stando a notizie trapelate nei giorni scorsi, sembra però che il Governo abbia già rinnovato il Memorandum fino al 2026. In tal caso, che cosa accadrebbe?

«Non è escluso che ci sia già stato il rinnovo. In tal caso, significherebbe che il Governo ha operato in segreto. Anche questo, però, sarebbe incostituzionale. La Costituzione proibisce il cosiddetto “doppio Stato” ovvero la non corrispondenza fra condotta pubblica e segreta dei poteri politici (come avvenuto, invece, nei regimi di matrice nazi-fascista e comunista). Noi ci siamo attenuti alle date pubbliche e le nostre richieste partono dalle fonti ufficiali. Si sostiene anche che una parte del Memorandum sia segreta e in effetti, secondo l’art. 5 del Memorandum, il contenuto, approvato dalla legge di ratifica del 2005, sarebbe sottoposto, per la sua applicazione, a un precedente accordo di sicurezza con Israele del 1987, di cui, però, non c’è traccia in Gazzetta Ufficiale. Si tratta di una previsione totalmente in violazione dell’art. 80 della Costituzione, il quale, invece, impone pubblicità per tutti gli accordi internazionali che producono oneri finanziari alle casse italiane, e il Memorandum questi oneri li contempla. Tuttavia, gli atti in violazione dell’art. 80 della Costituzione non sono evidentemente ammissibili. Siamo, dunque, di fronte a un mostro giuridico: un accordo pubblico che dipende dai contenuti sconosciuti di un accordo segreto. Si tratterebbe di un’ulteriore manifestazione del “doppio Stato”, vietato dalla Costituzione. Sul piano strettamente giuridico, questo implica che gli atti adottati in violazione dell’art. 80 della Costituzione sono tutti nulli, nei termini indicati dalla legge italiana».

Quali effetti e impatti ha prodotto finora il Memorandum in questione?

«A oggi ha prodotto lo sperpero di risorse pubbliche a vantaggio di Israele e delle sue condotte illecite, accertate dall’ONU; quindi, anche su questo fronte, uno sperpero di denaro italiano in violazione della Costituzione e del diritto internazionale. In più, ha rappresentato una forma di concorso agli illeciti internazionali di Israele. Per questo, continuare a utilizzarlo, ora che gli illeciti sono stati ufficializzati, significherebbe assumere una condotta dolosa. Il Governo argomenta che è prioritario mantenere il dialogo con Israele, ma qualsiasi dialogo fra Stati si fonda sul rispetto reciproco delle regole del diritto internazionale. Israele, come detto, non lo fa. Israele, a sua volta, ribatte che puntare il dito contro le sue illiceità equivarrebbe a favorire Hamas. Si tratta evidentemente di argomenti smentiti dalla storia della civiltà costituzionale. Infatti, nell’esperienza europea occidentale dal secondo Novecento in poi, le battaglie contro gli atti terroristici sono state vinte nel rispetto della legalità, sia costituzionale che internazionale, non nella loro violazione».

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Michele Carducci  è professore ordinario di Diritto costituzionale comparato nell’Università del Salento, dove coordina il Centro di Ricerca Euro Americano sulle Politiche Costituzionali.

Michele Carducci

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