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Leucemia curabile senza chemio

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Uno studio di fase III condotto all’Università di Tor Vergata asserisce che la leucemia acuta promielocitica può essere curata senza chemio, utilizzando acido all-trans retinoico (Atra) e triossido di arsenico.La chemioterapia ha effetti ematologici pesanti, ma dal canto suo il triossido di arsenico è più tossico per il fegato.
TerraNuova si è occupata più volte e ha approfondito in diversi articoli i problemi legati alla tossicità dei trattamenti convenzionali utilizzati nei casi di cancro. Per avere un’idea dei pesantissimi effetti collaterali, è sufficiente leggere i foglietti illustrativi dei farmaci chemioterapici. E anche la radioterapia porta con sè il rischio di provocare tumori secondari.
La medicina convenzionale cerca (assai timidamente) di guardare anche in altre direzioni, ma le resistenze sono ancora fortissime. Ora sul New England Journal of Medicine è stato pubblicato uno studio dei ricercatori dell’università di Tor Vergata secondo cui la leucemia acuta promielocitica può essere curata senza chemio, ma con acido all-trans retinoico e triossido di arsenico. Finora la combinazione di chemioterapici somministrata aveva mostrato un’elevata tossicità ematologica. Lo studio è stato coordinato da Francesco Lo Coco.
Il tempo medio di remissione ematologica è stato di 32 giorni con Atra e triossido di arsenico e di 35 con i chemioterapici. Quattro pazienti sono morti nel gruppo Atra-triossido di arsenico durante la terapia. Purtroppo il triossido di arsenico ha mostrato una maggiore tossicità epatica rispetto ai chemioterapici, che dal canto loro sono fortemente tossici a livello ematologico. I pazienti sono stati poi seguiti per 2 anni e la percentuale di sopravvivenza è risultata lievemente maggiore nel primo gruppo rispetto al secondo.
Ora è d’obbligo chiedersi: qual è la strada giusta? Bisogna cambiare paradigma? TerraNuova si è occupata proprio di questa tema in un dossier completo di cui potete leggere qui una sintesi e che potete richiedere in formato cartaceo o in formato digitale.
L’oncologia convenzionale da cinquant’anni affronta la malattia proponendo sostanzialmente tre approcci: la chirurgia, la chemioterapia o simili (farmaci) e la radioterapia (radiazioni ionizzanti). Per valutarne l’efficacia non si utilizza il parametro della guarigione permanente, bensì la percentuale di sopravvivenza dopo qualche anno dalla diagnosi. Malgrado alcuni volti noti del mondo accademico annuncino da anni che «la guerra sta per essere vinta», i dati a disposizione non sempre consentono di condividere tale ottimismo. E TerraNuova ha esaminato nel suo dossier i dati del National Cancer Institute americano.

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