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Mitigare gli effetti di caldo e siccità con l’agricoltura biodinamica

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Per mitigare gli effetti di caldo e siccità sulle coltivazioni l’agricoltura biodinamica può fornire soluzioni efficaci, iniziando dalla fertilità del terreno, che deve essere ricco di humus.

Mitigare gli effetti di caldo e siccità con l’agricoltura biodinamica

Per mitigare gli effetti di caldo e siccità sulle coltivazioni l’agricoltura biodinamica può fornire soluzioni efficaci, iniziando dalla fertilità del terreno, che deve essere ricco di humus.

«Un terreno ricco di humus ha la capacità di assorbire e trattenere acqua in quantità superiori rispetto a un terreno che presenta invece basse percentuali di sostanza organica – spiega Fabio Fioravanti per Demeter – In quanto colloide idrofilo, l’humus avrebbe la proprietà di assorbire un quantitativo di acqua fino a 20 volte il proprio peso, manifestando una considerevole capacità di ritenzione idrica. L’agricoltura biodinamica dispone di notevoli strumenti, a iniziare dall’uso del compost (ottenuto tramite l’allestimento del cumulo biodinamico) e dalla realizzazione di sovesci plurispecie. Per favorire i processi di umificazione della sostanza organica vi sono i preparati biodinamici 500 e Fladen, che andrebbero utilizzati con buona frequenza e intensità, oltre ai preparati da cumulo impiegati per il compostaggio. Queste pratiche favorirebbero anche il sequestro di CO2 nel suolo riducendo la concentrazione di gas serra nell’atmosfera».

Un ulteriore elemento utile riguarda il fatto di «favorire lo sviluppo dell’apparato radicale delle colture che, andando più in profondità, potrà attingere a risorse idriche in quantità superiore rispetto a piante che dispongono invece di radici poco sviluppate. In profondità è più probabile che vi sia presenza di umidità maggiore rispetto agli strati più superficiali. Questo fattore rende le piante più resistenti a ogni tipo di stress, ma dipende anche dalla genetica della specie e dal tipo di coltura; si dovrà comunque stimolare e assecondare la miglior architettura radicale in modo da esplorare un volume maggiore di suolo. Ciò si ottiene attraverso una corretta ed equilibrata gestione del terreno, delle concimazioni e delle irrigazioni, ma anche e soprattutto gestendo al meglio la fase di messa a dimora della pianta (trapianto o semina) curando la preparazione del suolo, effettuando questa operazione nel momento più idoneo, seguendo le indicazioni del calendario biodinamico, utilizzando il preparato 500 per effettuare bagno-radice o bagno-semente o inzaffardatura delle radici. A tal proposito possono essere utilizzate anche micorrize specifiche di ogni singola coltura oppure Tè di compost».

«Anche un opportuno dissodamento del suolo svolto prima del trapianto (o della semina) potrà facilitare l’accrescimento radicale – spiegano ancora da Demeter – Come eventuale pratica aggiuntiva si potrebbe utilizzare pietra pomice di granulometria medio-fine da collocare in prossimità della radice (in fase di trapianto). Questa garantirebbe nel tempo la sua funzione: notevole ritenzione idrica e lento rilascio dei liquidi. Assorbe e trattiene acqua e nutrienti che potrà cedere nel momento in cui il substrato circostante inizia a prosciugarsi e ad esaurirsi. Per via della particolare struttura la pomice non può essere completamente saturata, garantendo quindi la presenza di aria e di altri gas fondamentali. Queste condizioni di base dovrebbero essere ottenute favorendo la miglior fertilità organica incrementando lo strato biologicamente attivo del suolo (che normalmente risulta essere sviluppato solo superficialmente)».

«Si potrebbe agire anche direttamente su piante debilitate o sofferenti, in casi di emergenza, utilizzando il macerato di ortica per via radicale o per via fogliare (opportunamente diluito). Risulta vantaggioso anche l’impiego di varie alghe come il Litotamnio o l’alga Laminaria come rimedi in grado di stimolare il polo vegetativo. Anche qui si può agire per via fogliare possibilmente in anticipo sulla fase critica o sul picco di calore. Interventi da ripetere all’occorrenza – proseguono da Demeter – Sempre come intervento di sostegno in caso di siccità possono risultare utili piante ricche di mucillagine come Aloe, Consolida o Altea (Althaea officinalis). Si tratterebbe di ottenere estratti vegetali che, opportunamente diluiti, andrebbero utilizzati sulle colture sofferenti. Si tratta di un ambito che è oggetto di studio e ricerca, che può offrire buone opportunità (per via di vari meccanismi d’azione). Oltre a questi strumenti è possibile applicare la tecnica della pacciamatura (dove possibile) al fine di ottenere ombreggiamento del suolo per preservarne le riserve idriche, con annessa diminuzione della temperatura a livello del terreno. La copertura e l’ombreggiamento del suolo dovrebbero essere garantiti durante l’anno anche tramite una adeguata gestione delle rotazioni o degli inerbimenti. La gestione dell’inerbimento deve essere svolta in maniera corretta, effettuando sfalci nei momenti in cui potrebbero generarsi fenomeni di competizione con la coltura (soprattutto in frutticoltura) per quanto riguarda la disponibilità di acqua e nutrienti. Risulta importante anche l’altezza del taglio per lo sfalcio che non dovrà essere inferiore ai 7-8 cm circa».

«Si può ottenere un effetto ombreggiante direttamente sulla coltura utilizzando caolino in polvere che, ricoprendo il vegetale di una patina biancastra, ha lo scopo di contrastare i danni da stress termico. La protezione delle colture da bruciature e riscaldo avviene in virtù di un sottile strato di polvere minerale che va a ricoprire il vegetale (il caolino va miscelato con acqua e distribuito sulla vegetazione). Si possono impiegare anche reti ombreggianti, compatibilmente con le possibilità delle singole aziende».

QUI i manuali di agricoltura biodinamica editi da Terra Nuova

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