Crocco: «Israele sembra esistere solo se in guerra»
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«La decisione dell’esecutivo di Netanyahu di cancellare ufficialmente dalla storia ogni possibile futuro stato di Palestina è un macigno lanciato sul Mondo»: scrive Raffaele Crocco, direttore dell’Atlante delle Guerre e dei Conflitti.
«Potessero ancora pensare, chissà cosa penserebbero. Parlo dei 18.885 bambini uccisi a Gaza, in meno di due anni, dai soldati israeliani. Chissà come reagirebbero, loro, che hanno avuto il futuro rubato dalle armi e dalla indifferenza spietata degli israeliani, alla decisione del governo Netanyahu di rubare ogni speranza di futuro al loro intero popolo» scrive Raffaele Crocco, direttore dell’Atlante delle Guerre e dei Conflitti e co-autore del libro-inchiesta “La nuova chiamata alle armi”.
«La decisione dell’esecutivo di Netanyahu di cancellare ufficialmente dalla storia ogni possibile, futuro stato di Palestina è un macigno lanciato sul Mondo. Questa scelta cancella le speranze dei palestinesi, sempre ammesso ne avessero ancora , e contemporaneamente cala la pietra tombale sulle possibilità di pace dell’area – prosegue Crocco – Tecnicamente il colpo di spugna avrà la forma di una nuova colonia, un insediamento di 12 chilometri quadrati che taglierà in due la Cisgiordania, il territorio che il diritto internazionale assegna al popolo palestinese. Già oggi quella terra, che sulle mappe delle Nazioni Unite appare per quello che dovrebbe essere, cioè un’area separata e autonoma da Israele, è ridotta a poltiglia dai coloni israeliani. Da oggi in poi, i palestinesi saranno semplicemente e ufficialmente esclusi da tutto, tagliati in due. Il ministro israeliano delle Finanze, Bezalel Smotrich, esponente dell’estrema destra parafascista, ha parlato con chiarezza: si tratta, ha detto, di un “passo significativo, che sostanzialmente cancella l’illusione dei due Stati. Ogni nuova unità abitativa, destinata ai coloni, rappresenta un chiodo sulla bara di questa idea pericolosa“».
«Per i palestinesi saranno due le scelte: scappare altrove o resistere, armi in pugno. La storia ci indica che quest’ultima sarà, almeno nei prossimi anni, la strada che seguiranno, alimentando una guerra infinita che vedrà di volta in volta affiancarsi altri attori. Attenzione: è quello che Israele vuole. Israele sembra esistere solo se in guerra. Se non c’è, la crea, allargandosi verso confini che solo la follia integralista e teocratica della classe dirigente vede come propri – scrive ancora Crocco – Occupa illegalmente e in modo illegittimo, non è un opinione, lo dice il diritto internazionale, non solo parti del teorico stato di Palestina, quello definito dalla risoluzione dell’Onu numero 148 del 1947. Ha tra le mani una fetta importante di Siria, stato indipendente e sovrano e di Libano, altro stato indipendente e sovrano. Tel Aviv, la capitale riconosciuta dal diritto internazionale, non si fermerà. Non la fermeranno gli alleati europei e filo occidentali, sempre più in difficoltà. Sono esemplari, da questo punto di vista, gli scontri con la Francia di Macron e con l’Australia. Entrambi i Paesi sono stati accusati da Netanyahu di alimentare l’antisemitismo, con la loro scelta di riconoscere lo Stato di Palestina. I due governi hanno risposto mandando a quel paese il capo del governo israeliano e invitandolo a smettere di alimentare lui il razzismo, tirando fuori la storia di un antisemitismo che non c’è. Il vittimismo israeliano, pratica su cui Tel Aviv ha costruito la pubblica legittimazione alle proprie politiche imperialiste, alimenta un fenomeno mondiale pericoloso: chi aggredisce, vince».
LETTURE UTILI
ATLANTE DELLE GUERRE E DEI CONFLITTI DEL MONDO – XIII EDIZIONE
La XIII edizione dell’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo rivela quali sono le vere cause delle tante (troppe) guerre in corso ed è intitolato Il pianeta gioca a risiko. Nel volume approfondimenti e riflessioni sulle origini dei maggiori conflitti in corso, sugli attori in gioco e sulla corsa al riarmo, che non riguarda solo i paesi in guerra ma coinvolge la maggioranza degli Stati.

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Sono oltre 30 le guerre in corso sul Pianeta. Gli Stati si affidano alle armi per trovare soluzioni, mentre sarebbe urgente investire sull’emergenza climatica, sui diritti umani, sulla democrazia. Crocco e Giordana invitano a guardare il Mondo con occhi differenti, abbandonando le logiche armate della geopolitica a favore di una “geografia dei diritti umani”, che ponga al centro delle relazioni tra Stati la cooperazione e il rispetto dei diritti. Non si tratta di un approccio teorico o ideale, è semplicemente realistico, forse l’unico che può fermare questa pericolosa corsa alle armi.

