I microrganismi e la complessità dei preparati biodinamici
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Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, ci spiega l’importanza dei microrganismi nei preparati biodinamici che vengono utilizzato per il suolo e i raccolti.
Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, ci spiega l’importanza dei microrganismi nei preparati biodinamici che vengono utilizzato per il suolo e i raccolti.
«Nell’800, la scoperta dei microrganismi ebbe prevalentemente un impatto sulle patologie, tanto che nella popolazione i batteri sono stati a lungo identificati come patogeni. Sappiamo però che solo una piccola parte dei microrganismi sono potenzialmente dannosi e che generalmente sono essenziali per la vita e la salute. Con i preparati la biodinamica introdusse per prima, già un secolo fa, la biotecnologia naturale, che attraverso i microrganismi, soprattutto funghi e batteri, permette la formazione di humus di alta qualità, ricco di biostimolanti, sostanze prebiotiche e probiotiche che attivano la vita del suolo».
«Durante la loro maturazione nel sottosuolo i preparati fungono da potente attrattore selettivo dei microrganismi utili presenti intorno – prosegue Triarico – Sviluppano quindi in sé i frutti dell’azione di alcune migliaia di specie microrganiche che agiscono in sinergia. Specie che variano di molte migliaia in relazione alla biodiversità dei suoli in cui i preparati vengono posti a maturare e che fungono da inoculo. È una ricchezza assicurata proprio dal fatto che i microrganismi non sono selezionati in laboratorio da pochi ceppi, ma arrivano per affinità elettiva dall’enorme biodiversità ambientale, che assicura una complessità irraggiungibile artificialmente. Il terroir coltivato da generazioni di contadini oggi rischia di essere spento, con la perdita della tipicità e della fertilità. I preparati biodinamici coltivano e stimolano i microrganismi autoctoni di ciascun suolo, sostenendo il carattere identitario individuale dei campi e continuando in questa direzione l’evoluzione di quella terra madre che generazioni di contadini hanno coltivato e ci hanno consegnato. E sono una biotecnologia libera, in mano contadina».
L’intervento è tratto dalla rubrica che Carlo Triarico tiene sulla rivista Terra Nuova ed è stato pubblicato sul numero di giugno 2025 della rivista
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