Vogliamo la pasta col grano italiano!
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Tale prodotto, come ben noto, merita tutta l’attenzione necessaria in quanto una delle massime espressione del nostro made in Italy.
Ma ci urge precisarle alcuni elementi necessari affinché si possa parlare definitivamente sia di pasta che di grano duro dal quale si ricava la semola.
E’ utile sapere che il grano duro prodotto in Italia, in particolare nel meridione, bacino naturale di coltivazione da millenni, è quanto di più sano e salutare si possa disporre sul mercato mondiale.
Bene:
Le ragioni di tutto ciò sono da attribuire alla falsa affermazione delle industrie molitorie e pastaie che da più tempo definiscono il grano duro nazionale privo di caratteristiche qualitative riferendosi solo al suo scarso contenuto di proteine e, di conseguenza, alla necessità di doversi approvvigionare su mercati esteri in particolar modo in Canada.
Ora in tutto questo, gli industriali omettono di dire e di informare soprattutto i consumatori che tale prodotto di importazione per quanto riguarda la qualità (tossicologica), davvero si fa desiderare.
Tenga presente Presidente, che siccome la raccolta di tale grano non avviene in estate come da noi, bensì in autunno, in condizioni di umidità estremamente alte, lo stesso contiene elevate dosi di micotossine che i canadesi stessi certificano. E che ieri in Camera di Commercio a Foggia, paradossalmente, hanno ammesso gli stessi americani durante un seminario organizzato dall’ Ente Pubblico per favorire l’immissione di grano straniero in Capitanata.
Come ben saprà tale pratica agronomica è stata vietata nel nostro paese con il decreto del ministero della salute dell’ultimo 22 agosto 2016, che ha recepito un regolamento comunitario, quindi i nostri operatori commerciali, paradosso dei paradossi importano un granella che in Italia è vietato produrre.
Di conseguenza Caro Presidente, venerdì a Bruxelles è importante che ai fini della regolamentazione dell’etichettatura di origine della materia prima, Lei tenga in debito conto che per informare correttamente i consumatori italiani a valutare la qualità del grano duro utilizzato per la produzione di pasta non è sufficiente parlare solo di proteine (tra l’ altro l’eccesso delle stesse è nocivo per la salute dei consumatori e soprattutto per i bambini).
Le proteine servono solo ad accelerare i tempi di essiccazione della pasta e, dunque, aumentare i profitti delle industrie. Noi le consigliamo, anche alla luce degli impegni che il suo governo ha assunto con il parlamento, di tener conto nell’etichettatura della pasta anche :
– dei residui di Glifosato ed altri pesticidi;
– dei metalli pesanti e radioattivi
e di altri contaminanti necessari ad un acquisto sano e consapevole da parte dei nostri consumatori.
Grazie e buon Lavoro”
Perché il pane di oggi ci fa ammalare? Cosa dice la ricerca scientifica su allergie e intolleranze al grano? Conviene tornare a coltivare vecchie varietà? Dove si trovano le farine? Quali sono le varietà più adatte? Domande che in questo libro trovano una risposta grazie all’incontro con nutrizionisti, genetisti, agronomi, e tanti nuovi agricoltori che tornano alla terra con il sorriso e una giusta remunerazione. Tra pochi giorni sarà disponibile nello shop di Terra Nuova il libro GRANI ANTICHI di Gabriele Bindi.