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Vogliamo la pasta col grano italiano!

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Il grano italiano è di alta qualità, ma le industrie alimentari e i pastifici preferiscono il grano di forza proveniente dall’estero, più carico di micotossine e di glifosato. La lettera dell’Associazione Grano Salus a Renzi
Perché utilizzare grano straniero in Italia? Se lo si chiede a un qualsiasi consumatore risponderebbe che non c’è motivo, che è una truffa, che non va bene. Ma nella pratica lo consumiamo ogni giorno sotto forma di pasta, pane e sfornati di ogni tipo. Da diversi anni i coltivatori di grano italiano, insieme alle associazioni di categoria, scendono regolarmente in piazza per bloccare l’importazione di grano straniero, cercando di metter in luce le contraddizioni del pianeta della pasta, l’alimento simbolo del made in Italy. Una protesta che si fa eclatante in alcuni periodi dell’anno, e si concentra soprattutto in prossimità dei grandi porti, come quello di Bari, dove arrivano le navi merci cariche di grano di importazione. La concorrenza estera è diventata molto insidiosa per gli agricoltori, che devono sostenere enormi costi per la produzione di grano in Italia. La nostra politica evidentemente non è in grado di tutelare la produzione nazionale. 
L’associazione Grano Salus, che riunisce consumatori e produttori di grano duro italiano per la produzione di pasta ha scritto una lettera aperta al presidente del consiglio dei ministri Matteo Renzi, in vista dell’incontro di Bruxelles sull’etichettatura della pasta. La pubblichiamo integralmente.
“Caro presidente  abbiamo appreso che venerdì  18 cm Lei sarà a Bruxelles per definire probabilmente la regolamentazione  della etichettatura relativa alla pasta di grano duro.
Tale prodotto, come ben noto, merita tutta l’attenzione necessaria in quanto una delle massime espressione del nostro made in Italy.
Ma ci urge precisarle alcuni elementi necessari affinché si possa parlare definitivamente  sia di pasta che di grano duro dal quale si ricava la semola.
E’  utile sapere che il grano duro prodotto in  Italia, in particolare nel meridione, bacino naturale di coltivazione da millenni, è quanto di più sano e salutare si possa disporre  sul mercato mondiale.
Ma tuttavia, per inspiegabili ragioni che  probabilmente avrà appreso, questa materia prima, in questa annata agraria, è stata cosi tanto mortificata in termini di prezzo e di speculazione che si rischia il totale tracollo di migliaia di aziende agricole, benchè le quotazioni internazionali siano più alte, come ha testimoniato lo stesso Ministro Martina.
Bene:
Le ragioni di tutto ciò sono da attribuire alla falsa affermazione delle industrie molitorie e pastaie che da più tempo definiscono il grano duro nazionale privo  di caratteristiche qualitative riferendosi solo al suo scarso contenuto di proteine e, di conseguenza, alla necessità di doversi approvvigionare su mercati esteri  in particolar modo in Canada.
Ora in tutto questo, gli industriali omettono di dire e di informare soprattutto i consumatori che tale prodotto di importazione per quanto riguarda la qualità (tossicologica), davvero si fa desiderare.
Tenga  presente Presidente,  che siccome la raccolta di tale grano non avviene in estate come da noi, bensì  in autunno,  in condizioni di umidità estremamente alte, lo stesso contiene elevate dosi di micotossine  che i canadesi stessi certificano. E che ieri in Camera di Commercio a Foggia, paradossalmente, hanno ammesso gli stessi americani durante un seminario organizzato dall’ Ente Pubblico per favorire l’immissione di grano straniero in Capitanata.
Inoltre, all’estero, specie in Canada, per accelerare la  mietitura  si fa ricorso alla disseccazione artificiale delle coltivazioni stesse  con uso sistematico di glifosato nei quindici giorni precedenti la raccolta.
Come ben saprà  tale pratica agronomica  è stata vietata nel nostro paese  con il decreto del ministero della salute dell’ultimo 22 agosto 2016, che ha recepito un regolamento comunitario, quindi  i nostri operatori commerciali, paradosso  dei  paradossi importano un granella  che in Italia è vietato produrre.
Di conseguenza Caro Presidente, venerdì a Bruxelles è importante che ai fini  della regolamentazione dell’etichettatura di origine della materia prima, Lei tenga in debito conto  che per informare correttamente i consumatori italiani a valutare  la qualità del grano duro utilizzato per la produzione di pasta non è sufficiente parlare solo di proteine (tra l’ altro l’eccesso delle stesse è nocivo per la salute dei consumatori e soprattutto per i bambini).
Le proteine servono solo ad accelerare i tempi di essiccazione della pasta e, dunque, aumentare i profitti delle industrie. Noi le consigliamo, anche alla luce degli impegni che il suo governo ha assunto con il parlamento, di tener conto nell’etichettatura della pasta anche :
– delle micotossine, Don e Ocratossina;
– dei residui di Glifosato ed altri pesticidi;
– dei metalli pesanti e radioattivi
e di altri contaminanti necessari ad un acquisto sano e consapevole da parte dei nostri consumatori.
Caro presidente, noi confidiamo veramente nel successo che otterrà a Bruxelles a favore non solo degli agricoltori, che con speranza aspettano tali regolamentazioni, ma soprattutto per la tutela della salute pubblica, in particolare di quella dei nostri bambini. Sarebbe una prima vera misura di politica economica e sanitaria.
Grazie e buon Lavoro”
GranoSalus-Associazione di produttori di grano duro & consumatori,

Perché il pane di oggi ci fa ammalare? Cosa dice la ricerca scientifica su allergie e intolleranze al grano? Conviene tornare a coltivare vecchie varietà? Dove si trovano le farine? Quali sono le varietà più adatte? Domande che in questo libro trovano una risposta grazie all’incontro con nutrizionisti, genetisti, agronomi, e tanti nuovi agricoltori che tornano alla terra con il sorriso e una giusta remunerazione. Tra pochi giorni sarà disponibile nello shop di Terra Nuova il libro GRANI ANTICHI di Gabriele Bindi.

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