Nivoi (Usb): «Blocco armi in porti e aeroporti, non vogliamo essere complici»
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Dopo il blocco di navi e aerei che dovevano trasportare armi in Medio Oriente, l’Unione Sindacale di Base fa sapere: «non intendiamo essere complici di guerre e massacri» spiega Josè Nivoi, dirigente sindacale Usb.
Dopo il blocco di navi e aerei che dovevano trasportare armi in Medio Oriente, l’Unione Sindacale di Base fa sapere: «non intendiamo essere complici di guerre e massacri» spiega Josè Nivoi, dirigente sindacale Usb. Nivoi annuncia anche prossime attività di coordinamento con gruppi e movimenti in altri paesi del Mediterraneo per organizzare uno sciopero internazionale per il prossimo autunno che ribadisca un netto no alle guerre.
Il blocco a Genova e Salerno
Ai primi di giugno un blocco organizzato dai portuali Usb a Genova e Salerno ha impedito il trasporto di munizioni destinate all’esercito israeliano e a fine giugno lo sciopero dei lavoratori dell’aeroporto civile di Montichiari ha impedito lo scalo di un volo con armi destinate ai conflitti in Medio Oriente. «L’azione di Genova è frutto di un lavoro fatto negli ultimi due anni dal Coordinamento Internazionale Porti, al quale partecipiamo anche noi come Usb, assieme ai francesi, ai marocchini, ai greci, tedeschi, turchi e ciprioti, e che si sta allargando – spiega Nivoi – Il 28 febbraio scorso si è poi tenuta un’assemblea durante la quale abbiamo stilato una piattaforma esaminando le ricadute di questo tipo di trasporti sul mondo del lavoro, sia in termini economici che etici e morali, e abbiamo avviato un percorso di lotta nei porti. La mobilitazione organizzata dal 5 al 7 giugno ci ha visto impegnati insieme ai portuali di Marsiglia, dove erano stati individuati tre container di una compagnia marittima di bandiera israeliana con all’interno pezzi di mitragliatrici. Dalla Francia ci hanno avvertito che la nave avrebbe fatto tratta su Genova e Salerno; allora ci siamo subito organizzati per bloccare l’accesso principale del porto di Genova, affinché, nel caso i francesi non fossero riusciti a bloccare quei container, noi da Genova saremmo stati pronti a farlo. Ci sono poi riusciti e la nave è partita vuota, ma a Genova abbiamo deciso di mantenere il blocco del varco dove entrano i camion, perché c’era il timore che potessero caricare i container su gomma».
«Già dal 2019 abbiamo organizzato altri blocchi di armi, quindi eravamo pronti – prosegue Nivoi – Non vogliamo essere complici di una logistica di guerra e quella di inizio giugno è stata una vittoria congiunta, a livello europeo. Poi abbiamo organizzato anche il blocco al porto di Salerno; a Genova la nave aveva caricato mobili e altre merci per poi andare verso Salerno, e abbiamo organizzato là un blocco sempre per evitare che potessero arrivassero armamenti via terra».
Il blocco a Montichiari
A Montichiari, a fine giugno, l’Usb ha attivato i propri delegati sindacali per impedire lo scalo di un volo che trasportava armamenti diretto in Qatar, «dove pochi giorni prima una base Usa era stata bombardata dall’Iran – prosegue Nivoi – Abbiamo dichiarato lo sciopero sottolineando come non fosse certo una violazione della legge 146 del 1990, poiché le armi non si possono certo definire un bene di prima necessità. E abbiamo organizzato un presidio in concomitanza con l’arrivo dell’aereo. Ci è quindi stato comunicato che l’aereo ha preferito non fare scalo a Montichiari». Peraltro nel 2022 l’Usb aveva effettuato già un blocco all’aeroporto di Pisa di un carico di armamenti diretti in Ucraina.
Le ragioni della protesta
Nivoi spiega le ragioni di queste prese di posizione. «Con il nostro lavoro non abbiamo nessuna intenzione di contribuire a logica e logistica militare né di contribuire ad alimentare guerre e massacri; oltretutto non ci fanno neanche corsi specifici per movimentare armamenti. Chi ci dice che maneggiare missili o altri tipi di armi sia sicuro? E chi ci dice come farlo per tutelare la nostra sicurezza e la sicurezza di chi vive nelle aree intorno agli scali? C’è anche un altro fattore non meno importante: in Italia esiste la legge 185 del 1990, che di fatto vieta la spedizione e il transito di armamenti diretti verso paesi che usano come risoluzione finale l’atto della guerra; ciò peraltro richiama l’articolo 11 della Costituzione. Per non parlare poi del fatto che ora che il governo ha accettato di portare al 5% del Pil le spese per le armi, avremo ulteriori tagli a comparti quali sanità e scuola e un impoverimento ulteriore delle classi lavoratrici».
Le iniziative dell’autunno
L’Usb mantiene alta l’attenzione per quanto potrà accadere nelle prossime settimane e intanto «stiamo organizzando una riunione del coordinamento europeo, invitando le realtà del Mediterraneo e comunque europee che si sono mobilitate per la questione Israele – prosegue ancora Nivoi – Vorremmo organizzare uno sciopero internazionale per il prossimo autunno, in modo da sottolineare la massima importanza di scegliere strade diverse dalla guerre e dal riarmo».
Foto: Mattia, Chrono. Media collettivo
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