Chi uccide il polmone della terra?
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In molti tra gli attivisti e ambientalisti hanno rintracciato la causa dell’aumento nella controversa riforma della legge sulle protezione delle foreste firmata dal presidente Dilma Rousseff l’anno scorso dopo lunghe discussioni. Secondo gli ambientalisti la riforma avvantaggerebbe agricoltori e grandi aziende nello sfruttamento del territorio in quanto le nuove regole concedono di coltivare in spazi molto più vicini a sponde di fiumi o sulle colline, senza i limiti della legge precedente che risale al 1965 e che prevedeva il divieto di deforestazione da circa 30 a 100 metri intorno alle rive dei fiumi. Questa modifica renderebbe gli argini fluviali più soggetti all’erosione, con gravi danni all’ambiente e alla fauna. I nuovi limiti, inoltre, sono decisi dai singoli stati brasiliani e non dallo stato centrale.
Inoltre la legge ha previsto un’amnistia per chi ha infranto la legge prima del luglio 2008, deforestando in zone vietate. Queste persone eviteranno multe fino a un milione di dollari per un appezzamento illegale di 800 ettari. Rimane tuttavia l’obbligo per chi ha coltivato in aree protette di ripiantare gli alberi tagliati illegalmente, oppure comprare e preservare la stessa quantità di foresta in un’altra zona del paese.
Secondo diversi proprietari terrieri e agricoltori brasiliani, la riforma del codice forestale è molto importante per incrementare la produzione agricola, che rappresenta il 5 per cento del PIL brasiliano. Il Governo brasiliano ovviamente si difende dalle accuse con il ministro dell’Ambiente Izabella Teixeira: «Sono numeri inaccettabili, ma non hanno a che vedere con i tagli del fondo del Governo federale per l’applicazione della legge. Anzi sono stati presi oltre 4000 provvedimenti contro azioni criminali di deforestazione». Non vogliamo certo mettere in le buone intenzioni del Governo brasiliano, purtroppo però in questi casi i numeri parlano da soli…
Fonte: Slowfood.it