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ARI: «Giù le mani dalla caseificazione artigianale»

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L’Associazione Rurale Italiana critica duramente la circolare del Ministero della Salute con cui «si decreterebbe la morte delle produzioni a latte crudo italiane e la chiusura di centinaia di caseifici artigianali e contadini».

ARI: «Giù le mani dalla caseificazione artigianale»

L’Associazione Rurale Italiana critica duramente la circolare del Ministero della Salute con cui «si decreterebbe la morte delle produzioni a latte crudo italiane e la chiusura di centinaia di caseifici artigianali e contadini».

«In data 8 luglio a firma del sottosegretario al Ministero della Salute è stata diramata una circolare a tutte le organizzazioni agricole in accompagnamento al documento dal titolo “Linee guida per il controllo di STEC nel latte non pastorizzato e nei prodotti derivati”. Tale circolare termina con l’invito alle Regioni, Province autonome di Trento e di Bolzano e associazioni in indirizzo, “nel pieno rispetto dell’autonomia e del principio di leale collaborazione, a promuovere la diffusione e l’utilizzo delle presenti linee guida, per consentire l’efficace e concreta applicazione di quanto previsto nel documento tecnico a tutela della salute pubblica”. Noi di ARI contestiamo il metodo e il merito di tali linee guida che se applicate in concreto decreterebbero la morte delle produzioni a latte crudo italiane e la chiusura di centinaia di caseifici artigianali e contadini»: così in una nota della stessa Associazione Rurale Italiana.

«Il documento scaturisce da un tavolo ministeriale in cui erano presenti rappresentanti dell’Istituto Superiore di Sanità e degli istituti zooprofilattici, comprese le organizzazioni di categoria e Slow Food, che ha chiesto di partecipare per portare il punto di vista dei produttori a latte crudo della sua rete, le cui osservazioni non sono state recepite – spiega ARI – A una prima lettura sembrerebbe un documento fatto per tutelare la salute pubblica, come viene indicato nella circolare di accompagnamento al documento stesso ma in realtà è una sentenza di condanna capitale per le produzioni casearie artigianali».

«Il documento infatti riprende pratiche in generale già previste per garantire l’insieme delle produzioni casearie, ma nello stesso tempo impone delle analisi costosissime insostenibili per le piccole realtà casearie e pratiche di controllo da cui scaturisce, in sintesi, l’obbligo coatto di pastorizzare il latte per non incorrere in nessun rischio per la salute – prosegue ARI nella sua nota – Fino a ieri i produttori di formaggio a latte crudo erano indicati come i più sani e i più virtuosi produttori caseari perché devono rispettare normative igienico sanitarie molto più stringenti dei produttori di formaggi industriali ed erano considerati i tutori della tradizione casearia millenaria che vede nell’Italia uno scrigno e patrimonio di produzioni gastronomiche che ci invidia tutto il mondo proprio perché artigianali e a latte crudo. I dati che vengono citati per imporre questa stretta mortale alla produzione casearia artigianale sono perlomeno superficiali perché l’incidenza degli eventi potenzialmente letali nei confronti della salute umana causati da queste produzioni è oggettivamente estremamente bassa rispetto alla quantità della produzione casearia artigianale italiana, e non si cita il rapporto relativo all’incidenza di eventi letali legati al consumo di prodotti lattiero caseari industriali».

«Anche se il documento licenziato al momento è soltanto un invito (molto) pressante a seguire delle procedure essenzialmente ingiustificate e deve essere ancora passato all’approvazione di importanti istituzioni, che confidiamo censureranno questa deriva industrialista del governo, in clamoroso contrasto con il tanto sbandierato “made in Italy” e la tutela del patrimonio culturale e gastronomico delle produzioni di nicchia, ARI denuncia il tentativo di fuga in avanti privo di senso e un metodo di decisioni che non lascia spazio al dissenso, al confronto e alla mediazione. Quindi come Associazione Rurale Italiana rivendichiamo un’azione forte a difesa delle produzioni casearie artigianali italiane. Queste devono essere salubri, ma non possono in nessun modo essere assimilate alle regole, giuste, imposte alle produzioni industriali: non è inseguendo allarmi di salute pubblica non contestualizzati e privi di analisi epidemiologiche approfondite che si tutela seriamente il consumatore. Denunciamo l’ennesimo attacco alle produzioni contadine e artigianali che mina la vera sovranità alimentare del Paese e ci riserviamo di intervenire insieme ad altre realtà che rappresentano l’agricoltura contadina e la produzione casearia artigianale in tutte le sedi possibili al fine di tutelare il nostro patrimonio culturale e gastronomico e il lavoro di migliaia di persone che lavorano nei caseifici contadini».

Foto: Irita Antonevica per Pexels

LETTURE UTILI

IN DIFESA DEI CONTADINI

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L’agricoltura contadina, e l’economia che le corrisponde, ha gli elementi necessari per garantire la produzione di cibo in armonia con la natura e non contro di essa. I contadini, seppur ostacolati, continuano a rappresentare l’alternativa concreta alle lobby del cibo-merce.

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