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Esercitazioni militari in Sardegna

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"Se non è questo uno scenario di guerra allora il governo italiano mi spieghi cos'è", così il capo delegazione del Movimento 5 Stelle al parlamento europeo commenta le esercitazioni militari che in Sardegna, nell'area di Teulada: “stanno distruggendo tracce di una storia millenaria, mettendo a repentaglio anche la salute dei cittadini”.
“Se non è questo uno scenario di guerra allora il governo italiano mi spieghi cos’è”, così il capo delegazione del Movimento 5 Stelle al parlamento europeo commenta le esercitazioni militari che in Sardegna, nell’area di Teulada: “stanno distruggendo tracce di una storia millenaria, mettendo a repentaglio anche la salute dei cittadini”. Ignazio Corrao e i colleghi parlamentari Marco Affronte e Marco Valli hanno predisposto una interrogazione alla Commissione Europea. «In Sardegna – hanno sottolineato – nel poligono di Capo Frasca vengono effettuate esercitazioni militari dalle aeronautiche italiane, tedesche, Nato e israeliane. Tale poligono impegna una zona di sicurezza a mare interdetta alla navigazione. Le ricadute sul territorio comprendono il divieto di esercitare la pesca e la presenza di ordigni inesplosi. La scorsa settimana le esercitazioni militari hanno causato un incendio che ha provocato la distruzione di 32 ettari di macchia mediterranea. Capo Frasca è stato oggetto di osservazione e studio sui casi di malattia e morte che hanno colpito il personale impiegato nel poligono di tiro e nei siti in cui vengono stoccati munizionamenti, in relazione all’esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno. In questo tratto di mare riconosciuto come sito di importanza comunitaria, la Nato e non solo, hanno
scaricato ogni tipo di esplosivo. Ad oggi nessuna bonifica è stata effettuata».
I tre parlamentari europei si rivolgono quindi alla Commissione chiedendo: «Quali iniziative intende intraprendere per evitare il ripetersi di simili gravi incidenti che mettono a rischio l’incolumità della popolazione e dell’ambiente; se la Commissione non ritenga opportuno che le autorità italiane adottino i provvedimenti necessari, quali la bonifica; se la Commissione non ritenga che sussista la possibilità di una violazione al diritto fondamentale alla salute dei cittadini».
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