Fidatevi, l’energia costa troppo poco!
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Getting Energy Prices Right: From Principle to Practice (qui sintesi – pdf) è il titolo del report che evidenzia come i costi di carbone, gas naturale, benzina e diesel non contengano mai i costi ambientali e sociali dovuti ai loro impatti, quali ad esempio per le emissioni di gas a effetto serra, l’inquinamento dell’aria, le morti per il traffico, ecc.
Secondo il documento, definire prezzi che riflettono questi impatti attraverso vari meccanismi fiscali o di altro tipo, potrebbe ridurre le morti collegate all’uso delle fonti fossili del 63%, diminuire le emissioni di CO2 del 23% e anche generare redditi pari al 2,6% del Pil globale.
Il rapporto del FMI evidenzia in particolare il modo in cui 156 paesi, industrializzati e in via di sviluppo, potrebbero definire i prezzi dell’energia per calcolare i danni socio-ambientali. Aumentandone il prezzo, per rendere più realistico il vero costo della fonte fossile o del carburante, condurrebbe così ad un uso più attento dell’energia e a minori sprechi. Una riforma fiscale di questo tipo potrebbe anche produrre significativi benefici socio-economici, se ben ponderata anche per le fasce più povere del pianeta. Cristine Lagarde, direttrice del FMI, spiega che sarebbe opportuno che incrementi fiscali sulle fonti fossili siano compensati da riduzioni delle tasse sui consumi e sul reddito. Utopia? Semplificazione eccessiva? I cambiamenti climatici, la crisi ambientale ed energetica, le guerre per il petrolio, dovrebbero sicuramente farci riflettere. E farci trovare soluzioni rapide, a costo di scontentare qualcuno.

