La Corte Europea condanna gli ulivi del Salento
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“La Commissione può obbligare gli Stati membri a rimuovere tutte le piante potenzialmente infettate da xylella fastidiosa, ancorché non presentanti sintomi d’infezione, qualora esse si trovino in prossimità delle piante già infettate – è scritto nella decisione dei giudici di Lussemburgo – Questa misura è proporzionata all’obiettivo di protezione fitosanitaria nell’Unione ed è giustificata dal principio di precauzione, tenuto conto delle prove scientifiche di cui la Commissione disponeva al momento della sua adozione”.
In altre parole, la Corte di giustizia ritiene che seppure non sia stato scientificamente dimostrato “un sicuro nesso causale tra il batterio e il disseccamento rapido”, risulta che “esiste una correlazione significativa tra tale batterio e la patologia di cui soffrono gli ulivi”. Il principio di precauzione può dunque giustificare l’adozione di misure di protezione, come la rimozione delle piante infette e di quelle sane nel raggio di 100 metri.
Ciò significa che in Puglia potrebbe aprirsi presto una nuova stagione di abbattimenti, considerato che il Tar Lazio aveva imposto la sospensione dei provvedimenti di eradicazione in attesa della pronuncia dei giudici europei. Ora la questione tornerà all’esame del Tribunale amministrativo italiano, che – alla luce di tale precisazione – dovrà rivalutare l’intera vicenda. Con grave rischio per la sopravvivenza degli alberi.
E se pure il Piano Silletti (che prevedeva circa 3mila tagli) non è più in vigore, la Regione potrebbe rivedere le misure contenitive della malattia, proprio alla luce della decisione della Corte di giustizia. Se così fosse, si salverebbero solo gli ulivi di cui la Procura di Lecce ha disposto il sequestro a dicembre: ovvero quei 3mila che erano stati condannati a morte dal Piano Silletti.