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Renzi, il trivellatore impazzito che snobba l’eolico

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Scivolone del premier sull'ambiente: dice sì alle trivelle petrolifere e si dimentica dell'energia rinnovabile. Greenpeace difende i comitati dall'insulto del premier. Legambiente insiste: meglio l'eolico off shore che il petrolio!
Renzi, che delusione sulla questione energetica! Uno scivolone dietro l’altro, che mostra un volto paleozoico del premier italiano sullo sviluppo del sistema Italia. Con una dichiarazione di guerra ha infatti annunciato di voler raddoppiare le percentuali di gas e petrolio ricavate in Italia. Greenpeace ha reagito alle parole del Presidente del Consiglio che ha definito “tre, quattro comitatini” chi combatte ogni giorno contro l’inquinamento da fonti fossili, dimostrando di preferire gli interessi delle multinazionali energetiche a quelli delle comunità locali.
“E’ inaccettabile, ma indignarsi non basta! Dobbiamo sostenere e dare voce a tutti i cittadini che pagano sulla propria pelle le conseguenze delle energie sporche” recita il comunicato dell’associazione. “Per farlo, stamattina all’alba – a bordo della Rainbow Warrior – siamo entrati in azione presso una piattaforma petrolifera di Edison ed ENI, nel mar Adriatico”.
I comitatini di cui parla il premier, noi di Greenpeace li stiamo incontrando in occasione del tour della Rainbow Warrior lungo le coste italiane. Dopo aver denunciato i danni che carbone e petrolio stanno recando a La Spezia, Savona e Mondello, oggi in Adriatico abbiamo detto NO alla TRIVELLE: “il nostro non è un Paese per fossili”, il nostro mare è un bene inestimabile e va tutelato. Privilegiare l’oro nero a discapito dell’oro blu è pura follia!
Gli impatti ambientali in caso di incidente in un mare chiuso come il Mediterraneo sarebbero devastanti. Per estrarre poche gocce di petrolio si rischia di compromettere in modo irreversibile l’ambiente, mettendo in ginocchio anche settori fondamentali per le economie locali, come turismo e pesca sostenibile”.
La rivista Qualenergia punta il dito contro un paradosso tutto italiano. In Italia infatti ancora non abbiamo nessun impianto eolico off-shore, malgrado a largo delle coste italiane siano stati presentati in questi anni 15 progetti, nel più totale disinteresse di Governo e Confindustria. Eppure da Termoli a Brindisi, da Manfredonia a Gela, negli stessi ambiti dove gli impianti eolici off-shore si trovano di fronte a barriere insormontabili, potrebbero invece aprirsi nei prossimi mesi cantieri per nuove piattaforme petrolifere.
Secondo Legambiente che spinge sulla questione dell’energia eolica in Europa la situazione è ben diversa. “Crescono le installazioni di impianti eolici off-shore – oltre 5.000 MW complessivi, con 58mila posti di lavoro creati – e una prospettiva di arrivare a 40 GW al 2020 capaci di soddisfare almeno il 4% della domanda elettrica europea, anche per i continui miglioramenti tecnologici e di produzione. In Italia le potenzialità dell’eolico off shore sono significative in alcuni tratti di mare e potrebbero soddisfare i fabbisogni elettrici di 1,9 milioni di famiglie”.

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