Stop al legno illegale in Italia
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L’organizzazione ambientalista, dopo due anni di indagini, aveva fatto partire giovedì una campagna in cui sosteneva che il legno tagliato illegalmente in Amazzonia finisce anche negli Stati Uniti, in Israele e in Europa attraverso stratagemmi in grado di violare i sistemi di controllo facendo passare per certificato legname illegale. In particolare, Greenpeace segnala la presenza di legni pregiati provenienti dall’Amazzonia brasiliana in infrastrutture ed edifici pubblici come il ponte di Brooklyn a New York, la biblioteca nazionale di Parigi e il Politecnico di Torino. Il legno illegale, oltre a distruggere un angolo vitale per la Terra, è fonte anche di sfruttamento, violenza e conflitti sociali.
Soddisfazione da parte di Greenpeace che tuttavia esprime alcune preoccupazioni e invita a non sedersi sugli allori:
“Siamo contenti che il Ministro faccia finalmente questo annuncio” è il commento ufficiale dell’associazione ambientalista su Twitter. “Ma dopo più di un anno di attesa e tanto ritardo da parte del Ministero ci piacerebbe che ci desse garanzie (magari in una comunicazione più estesa dei 140 caratteri consentiti da un tweet) sul fatto che il decreto non verrà stravolto al ribasso. Inoltre vorremmo sapere se verranno aumentate le risorse degli enti deputati al controllo come il Corpo Forestale dello Stato per consentire un monitoraggio efficace e l’applicazione delle sanzioni a chi sbaglia.
Mentre scrivo i nostri attivisti in Brasile stanno fermando le operazioni nello stabilimento di Pampa Exportaçoes, uno dei grandi “riciclatori” di legno sporco in Brasile che secondo le nostre ricerche esporta anche ad alcune aziende italiane.
Questo è il nostro lavoro. Denunciare e combattere contro questi crimini ambientali. Continueremo a farlo ma ora tocca anche al Ministro Martina essere più chiaro e trasparente”.

