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Trivelle in Toscana: il “ni” della Regione

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Concessioni per attività estrattive: la Regione Toscana pubblicizza un no che è solo parziale, parzialissimo.
“La Regione non rilascerà più concessioni alle aziende che intendono coltivare anidride carbonica dal sottosuolo toscano in maniera tradizionale. La giunta ha avviato la discussione sul provvedimento che verrà assunto nelle prossime settimane. Si tratta di una scelta già prefigurata, in realtà, dal Paer, il Piano ambientale e energetico regionale in fase di approvazione, nel quale si prevede che in sede di valutazione di impatto ambientale sia considerata, in una logica di valutazione costi-benefici tra le alternative proposte, la possibilità di ricorrere a differenti tecniche di coltivazione della Co2 se meno impattanti di quelle estrattive”. Lo ha detto la Regione Toscana dopo anni in cui è stata travolta dalle critiche e dalle proteste dei cittadini per le concessioni fornite a scapito del territorio.
“E’ una posizione – spiega il presidente Enrico Rossi – di responsabilità nei confronti dell’ambiente, ma anche delle esigenze del sistema produttivo. E valorizzeremo anche così un primato della Toscana, l’unica regione in Italia dove viene svolta attività geotermoelettrica e dove esiste un accordo con Enel che permette di raccogliere la CO2 dai camini delle centrali gratuitamente. La direttiva che la giunta darà ai suoi uffici sarà quindi quella di non procedere al rilascio di ulteriori concessioni secondo i metodi tradizionali”. Tantissime però anche le proteste che hanno travolto la Regione Toscana proprio per gli impianti geotermici (tanti anche sul monte Amiata) di Enel che si sono moltiplicati in questi anni.
“Gli accordi stipulati con Enel Green Power, unica titolare delle concessioni geotermoelettriche in Toscana – ha aggiunto ancora la Regione – prevedono che si sviluppino progetti per il recupero ed il riutilizzo della CO2 emessa dalle centrali ed a tal scopo impegnano la società a concedere gratuitamente la CO2 in uscita dagli impianti di abbattimento AMIS nonché gli spazi nell’ambito delle centrali per la realizzazione degli impianti necessari”.
“Questo metodo può sostituire il tradizionale, che prevede invece la perforazione del terreno tramite trivelle e la conseguente estrazione della CO2 dal sottosuolo. Al momento le concessioni per l’estrazione della CO2 con metodi tradizionali in Toscana sono 8: due nel comune di Montepulciano (Si), due in quello di Pergine (Ar), una a Laterina (Ar), una a Rapolano Terme (Si), una a Castelnuvo Berardenga (Si) e una a Caprese Michelangelo (Ar)”.
Il grande dubbio è che questo non basti affatto ai toscani per chiudere le ferite del territorio aperte in questi anni.

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