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Distinguere il cibo buono da quello industriale: una priorità

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Portare i contadini nei ristoranti, nelle mense pubbliche, negli ospedali, nelle scuole: è la proposta che l’Associazione Biodinamica porterà al Parlamento europeo nel suo convegno del 28-30 novembre.

Distinguere il cibo buono da quello industriale: una priorità

di Carlo Triarico, presidente dell’associazione per l’agricoltura biodinamica

Caffè, cioccolato, banane, petrolio, gas hanno qualcosa in comune. Sono merci anonime, uguali in tutto il mondo, senza origine, senza qualità specifiche. Il caffè è stato ridotto a due sole varietà, Arabica e Robusta, fino a poco fa nemmeno evidenziate al consumatore: cibo anonimo di un’agricoltura industriale, della stessa categoria degli idrocarburi. Non a caso sono tutte materie prime estratte dai paesi colonizzati, commodity. Così vogliono per il mais, la farina, lo zucchero, i succhi, le varietà di frutta e ortaggi, sempre più ridotte, sempre più anonime, imposte come il miglior gusto del cibo. Cresce però per questo la consapevolezza civile che vuole la biodiversità del gusto, il cibo agricolo e artigiano, la qualità nutrizionale, la salute, le varietà legate ai luoghi. Gli agricoltori si uniscono nei biodistretti, nei mercati contadini, che servono ristoranti e pizzerie. Dovremo portare i contadini nei ristoranti, nelle mense pubbliche, negli ospedali, nelle scuole. Fare alta qualità anche nella ristorazione. Questo l’Associazione Biodinamica porterà al Parlamento europeo nel suo convegno che si tiene a Firenze dal 28 al 30 novembre, per rilanciare la Carta di Bruxelles sulle politiche pubbliche per la ristorazione. Iniziano già ad essere premiate le attività che usano prodotti bio, contadini e artigiani. Organizzato dal Biodistretto dell’Appennino bolognese, al grido di «Terra comune» c’è stato in settembre un grande raduno dei biodistretti italiani ed europei per riscrivere il territorio contadino, nel luogo del Memoriale di Marzabotto. Lì un ristorante d’eccellenza mostra di cosa sia capace il cibo contadino e artigiano. Intanto a Firenze la biopizzeria Bellagrò conquista due stelle Gambero rosso. L’idea che il cibo bio sia mediocre e che il gusto sia dell’industria finisce qui.

L’intervento di Carlo Triarico è stato pubblicato sul numero di novembre della rivista Terra Nuova.

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