NaturaSì: «Quando è l’etica che traina il business»
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All’Agrifestival per i 40 anni di NaturaSì si è parlato di Terra, di agricoltura, di crescita del biologico e di un raro modello aziendale che mette al centro i valori: la Steward Ownership.
All’Agrifestival per i 40 anni di NaturaSì si è parlato di Terra, di agricoltura, di crescita del biologico e di un raro modello aziendale che mette al centro i valori: la Steward Ownership.
NaturaSì non appartiene a una famiglia o a un singolo imprenditore, e non è neanche una cooperativa. Come in alcune (poche) altre aziende, la maggioranza delle azioni è posseduta da una Fondazione, cioè da un ente no profit, che decide – in base a dei valori fondanti – come ripartire gli utili. Questa forma di impresa, alternativa al classico modello di business è la Steward Ownership, «che in italiano potremo chiamare proprietà responsabile e che mira a proteggere l’identità e i valori delle aziende da interessi speculativi – spiegano da NaturaSì – I fondatori di NaturaSì, società benefit leader nel settore biologico e biodinamico, hanno scelto, tra i primi in Italia, di adottare questo sistema, costituendo la Libera Fondazione Antroposofica Rudolf Steiner che investe nella creazione di scuole e di aziende agricole biodinamiche. Tra queste anche la San Michele di Cortellazzo, vicino a Jesolo (Ve), azienda modello nella ricerca e nella produzione di servizi ecosistemici come ad esempio la fertilità della terra, la biodiversità e il benessere animale. I risultati vengono poi messi a disposizione dell’intero ecosistema agricolo che fa capo a NaturaSì, una rete di circa 300 aziende che producono tra i migliori prodotti bio italiani e non solo».
«Oggi, solo poche altre aziende nel nostro Paese hanno intrapreso questa strada – proseguono da NaturaSì – due di queste (AlmoNature e Beta80), hanno discusso assieme a NaturaSì di questa forma innovativa ed etica in uno dei talk dell’Agrifestival».
«Abbiamo adottato un modello di Stewart Ownership sin dalle origini, anche se non ne eravamo consapevoli. Solo dopo lo abbiamo chiamato con il suo nome. Quando abbiamo fondato l’azienda volevamo che la proprietà non fosse privata, in capo a singoli individui, ma di un ente no profit a tutela di valori come il cibo sano, l’agricoltura biologica e biodinamica, il rispetto dell’ambiente, degli agricoltori e dei consumatori. I soci e il consiglio di amministrazione sono al servizio di questo scopo» dice Fabio Brescacin, presidente di NaturaSì.
Mentre all’estero il modello è più diffuso e coinvolge nomi importanti, in Italia le aziende che hanno adottato la Stewart Ownership sono ancora poche. «Ma tra i benefici comprovati di questi modelli di proprietà e gestione delle aziende ci sono, secondo le ricerche di settore, una maggiore resilienza alle crisi, salari più equi, profitti più stabili, protezione da operazioni speculative e maggiore capacità di gestire il passaggio generazionale – spiegano ancora da NaturaSì – In sintesi, la Steward Ownership è un importante presupposto per modelli di business realmente resilienti e sostenibili. Oggi, nel pieno dei suoi 40 anni di età, NaturaSì celebra i numeri in continua crescita che vedono il biologico sempre più al centro delle scelte dei consumatori. L’azienda nata nel 1985 come una piccola bottega cooperativa a Conegliano Veneto è oggi uno dei principali player europei nel settore biologico».
NaturaSì conta su 300 aziende agricole collegate, 330 punti vendita, oltre 1200 collaboratori e una base di clienti fedeli e che ha visto quest’anno un’incidenza di fidelizzazione pari al 69%. «Anche il piano degli investimenti gode di buona salute con un budget di 10 milioni di euro destinato alla ristrutturazione di 22 dei negozi esistenti e a 12 interventi che comprendono nuove aperture, operazioni straordinarie e acquisizioni – spiega l’azienda – Il fatturato e i clienti dell’azienda sono i cresciuti rispettivamente del 7,6% e del 6%, solo nella prima metà dell’anno. Numeri che rientrano e sostengono l’intera crescita del settore bio. Secondo i dati forniti dal Masaf lo scorso 23 settembre, infatti, le superfici agricole bio in Italia hanno superato i 2,5 milioni di ettari, con un incremento del 2,4% rispetto all’anno precedente, portando il bio a oltre il 20% della SAU nazionale: una quota tra le più elevate in Europa, che avvicina l’Italia all’obiettivo di raggiungere il 25% entro il 2027 previsto dal Piano Strategico Nazionale della PAC».
Segno positivo anche per gli operatori biologici, che raggiungono quota 97.170 (+2,9% rispetto al 2023), di cui oltre 87.000 rappresentato da aziende agricole bio (+3,4%).
QUI il programma completo dell’Agrifestival
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