Le erbe e i frutti di città: è boom
homepage h2
Roma e Milano, frutteti diffusi (e non inquinati)
Anche Milano è un frutteto diffuso: ciliegie in piazza 8 Novembre, cachi in via Benedetto Marcello, nespole in via Tommaso da Cazzaniga. E albicocche, prugne, mele, limoni, a seconda della stagione. Un prezioso bottino che, fino a qualche tempo fa, marciva a terra. «Era uno spreco insensato – afferma Michela Pasquali, architetta del paesaggio, che organizza foraging urbano con la sua associazione no profit Linaria – la frutta che cresce in città non è trattata con fertilizzanti o pesticidi e quindi è meno inquinata di quella che si trova comunemente in commercio. Abbiamo già eseguito numerose analisi e presto avvieremo una collaborazione con l’Istituto di igiene della Sapienza di Roma per effettuare prelievi anche dai suoli». I ricercatori del Dipartimento di Animal & Plant Sciences all’Università di Sheffield affermano inoltre che le particelle inquinanti che si depositano sulle piante possono essere facilmente rimosse con un lavaggio accurato e non si accumulano all’interno dei frutti.
Nella mappa creata da Frutta Urbana, viene indicata la posizione esatta di tutti gli alberi: 1.500 fra Roma e Milano, geolocalizzati anche in una App. Oltre a visualizzare importanti dati sulla biodiversità e sul patrimonio botanico delle città, a indicare i luoghi della raccolta, evidenzia ogni specie con un simbolo grafico e una scheda che elenca il nome scientifico e quello comune della pianta, le proprietà nutrizionali e le diverse possibilità di utilizzo della frutta. Il progetto ha suscitato interesse: a Roma molti comitati di quartiere chiedono di trasformare i frutteti di parchi e giardini in luoghi di aggregazione sociale. A Milano invece si frequentano workshop per piantarne di nuovi. E i laboratori per le scuole, i corsi di formazione professionale e per la progettazione, sono seguitissimi.
Crespigno e more di gelso, foraging nei parchi cittadini
Ma nelle città non crescono solo alberi da frutto. “Fatevi un giro a Villa Pamphili e troverete più di 40 varietà di erbe spontanee e mangerecce”, assicura Dafne Chanaz, esperta in economia dei territori e in urbanistica. Anzi, nei parchi cittadini l’urban foraging viene meglio:“In ambienti totalmente selvatici prevalgono le erbe dominanti a danno di quelle più timide”.