Nasce il movimento “March to Gaza”: «Marcia pacifica contro la barbarie»
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Si è costituito, con base in Francia ma sezioni che stanno aprendo in tutta Europa e anche in Italia, il movimento “March to Gaza”, che sta organizzando una marcia verso il valico di Rafah per chiedere a gran voce la cessazione della guerra.
Si è costituito, con base in Francia ma sezioni che stanno aprendo in tutta Europa e anche in Italia, il movimento “March to Gaza”, che sta organizzando una marcia verso il valico di Rafah per chiedere a gran voce la cessazione della guerra.
Abbiamo intervistato Roberta Clemente, attivista e portavoce del movimento “March to Gaza (MTG) Italia”.
Roberta, dove nasce l’iniziativa della marcia per Gaza, chi l’ha organizzata e in che cosa consiste?
«MTG sarà una marcia pacifica, dunque non armata, fondata e il movimento ha sede in Francia, dove si è costituito agli inizi di aprile. Lo scopo è quello di prendere una posizione decisa contro la barbarie del genocidio che Israele sta portando avanti senza sosta, da un anno e mezzo, nei confronti del popolo palestinese. I partecipanti viaggeranno verso il valico di Rafah, cercando di prendere accordi diplomatici per una marcia globale per aprire i valichi e permettere gli aiuti umanitari, che ormai non entrano dalle prime settimane di marzo».
Quali realtà e paesi ha coinvolto o coinvolgerà?
«MTG ha portavoce e sezioni in numerosi paesi, come ad esempio Spagna, Stati Uniti, Italia, Inghilterra, Irlanda, Francia, paesi dell’America Latina, Egitto, Marocco, Algeria e Tunisia; ultimamente abbiamo avviato contatti con Afghanistan, Messico e Nuova Zelanda. Il movimento si è espanso e continuerà a espandersi man mano che la voce girerà».
Come verrà organizzata la marcia?
«Va precisato che ancora nessuno si è messo in marcia e nessuno lo farà senza le adeguate direttive e i permessi necessari. Chi lo farà senza comunicazioni o direttive precise, che ci verranno date soprattutto dagli organi competenti come ambasciate, autorità egiziane o governi, si prenderà le responsabilità delle proprie azioni e noi ci discostiamo da eventuali prese di posizione senza che i portavoce dei vari paesi e la sede centrale ne siano a conoscenza».
È prevista la partecipazione anche di cittadini, associazioni e movimenti italiani?
«È prevista la partecipazione di tutte quelle associazioni e Ong che non abbiano intenzione di speculare su questo movimento o cercare intralciare i portavoce o i responsabili principali, o che non cerchino di guadagnare popolarità, denaro o emergere per scopi politici. Nessuno guadagna e guadagnerà nulla in questo movimento, chi si metterà a disposizione in quanto volontario per la causa pacifica della marcia lo farà, appunto, in maniera totalmente gratuita. Non parteciperanno partiti politici, poiché recano divisione e noi non vogliamo che questo accada».
Quali saranno l’itinerario e le tempistiche?
«L’itinerario ci verrà comunicato quando verranno date risposte dai vari enti, stessa cosa per le tempistiche. Noi ci auguriamo, ovviamente, che questo accada il prima possibile e che l’espansione del movimento affretti tali risposte».
Cosa accadrà quando arriverete a destinazione?
«Anche questo è un dettaglio che al momento non è possibile rivelare».
Ritenete che la marcia potrà essere fermata durante il percorso da autorità o governi?
«No, una marcia globale con permessi regolari autorizzati non può essere fermata, sarebbe un illecito da parte di chi ci blocca».
Ritenete che possano esserci rischi per i partecipanti?
«Questo dipende dal comportamento dei partecipanti. Una marcia a scopo pacifico è sempre a zero rischio rispetto a una marcia violenta dove si cercano scontri. Il nostro intento non è cercare rischi, ma rivendicare il diritto a esistere del popolo palestinese. Ovviamente ci discosteremo, come movimento, da chiunque cerchi di creare disordini o disagi e cercheremo di fare di tutto per evitare che insorgano problemi».
Aggiornamento del 4 maggio: Roberta Clemente ci ha informato di esseri dimessa dal ruolo di portavoce e dal movimento
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