Rete Disarmo: «Vera pace solo con garanzia diritti e sovranità per popolo palestinese»
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«Il Governo israeliano e Hamas hanno firmato il “cessate il fuoco” a Gaza. È un passo che accogliamo con speranza e sollievo, ma non arriveremo a una vera pace finché non saranno garantiti i diritti fondamentali e la sovranità del popolo palestinese»: così la Rete Italiana Pace e Disarmo.
«Dopo due anni di bombardamenti, distruzioni e dolore senza fine, il Governo Israeliano e Hamas hanno firmato il “cessate il fuoco” a Gaza. È un passo che accogliamo con sincera speranza e sollievo, perché fermare le armi è sempre, di per sé, una buona notizia. Ma proprio per questo, non possiamo permetterci ingenuamente di trasformare prima del tempo una fragile tregua in un trionfo: non siamo ancora di fronte ad una vera Pace, e non ci arriveremo finché non saranno garantiti i diritti fondamentali e la sovranità del popolo palestinese»: così la Rete Italiana Pace e Disarmo.
«Il “cessate il fuoco” (con la liberazione di ostaggi e prigionieri) concretizza un accordo fondamentale sul piano umanitario, ma non risolve nessuna delle cause che hanno scatenato tanta violenza, distruzione e morte. Non può essere considerato un “piano di pace” – prosegue la Rete – Le bombe si devono fermare, ma insieme devono aprirsi i corridoi umanitari, garantire l’accesso agli aiuti medici, alimentari, idrici, farmaceutici, con la ripresa di tutti i servizi essenziali. Gaza è ormai rasa al suolo: ospedali distrutti, strade sventrate, infrastrutture azzerate, intere comunità in frantumi. La ricostruzione non può riguardare soltanto i muri e gli edifici ma deve mettere al centro sopratutto la dignità, la partecipazione, lo spazio politico, il rilancio del tessuto sociale ed economico della comunità palestinese».
«E non possiamo dimenticare chi ha deciso e fatto continuare per mesi questi conflitto sanguinoso: non può esserci pace senza giustizia, chi ha responsabilità per i crimini di guerra deve essere giudicato; non può esserci pace e sicurezza comune senza il pieno riconoscimento del diritto del popolo palestinese ad avere un proprio Stato, libero ed indipendente; non può esserci pace se Israele non si ritirerà dai territori occupati illegalmente dal 1967; non potrà esserci pace se non si risolverà la questione dei profughi palestinesi. E non ci sarà Pace se la comunità internazionale, gli stati membri delle Nazioni Unite non si impegneranno concretamente per rispettare e far rispettare il diritto internazionale senza più usare doppi standard, girarsi dall’altra parte o imporre la legge del più forte» scrive ancora la Rete.
Che prosegue: «Non basta fermare le armi, occorre costruire Pace che può derivare solo da un percorso di giustizia che coinvolga direttamente le due popolazioni ed i loro legittimi rappresentanti, e sia sotto l’egida delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. Ribadiamo quindi la necessità di un impegno collettivo, internazionale che preveda:
- Una conferenza internazionale di pace per il Medio Oriente sotto egida delle Nazioni Unite per ristabilire il primato del diritto internazionale che ponga fine alla violenza, al colonialismo, alle guerre e ponga le basi per pace, diritti, libertà, sicurezza comune rispetto per tutte le comunità e religioni.
- Una pace giusta e duratura tra palestinesi ed israeliani, costruitaa partire dal ritiro immediato di Israele dalla Cisgiordania, il riconoscimento dello Stato palestinese con i confini precedenti al 6 giugno, con Gerusalemme Est come capitale condivisa, continuità territoriale con la Striscia di Gaza ed affrontare la questione del riconoscimento del diritto al ritorno dei rifugiati secondo formule da negoziare tra le parti.
- La sospensione degli accordi commerciali, il blocco della vendita e dell’acquisto di armi e di sistemi di sicurezza con Israele, sino a quando non sarà rispettato il diritto internazionale, il ritiro dell’occupazione della Cisgiordania e della Striscia di Gaza.
- Protagonismo, dialogo, rispetto, riconoscimento delle due ragioni tra le popolazioni palestinese ed israeliana, per ricostruire quella fiducia e quella cooperazione indispensabile per la convivenza».
LETTURE UTILI
ATLANTE DELLE GUERRE E DEI CONFLITTI DEL MONDO – XIII EDIZIONE
La XIII edizione dell’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo rivela quali sono le vere cause delle tante (troppe) guerre in corso ed è intitolato Il pianeta gioca a risiko. Nel volume approfondimenti e riflessioni sulle origini dei maggiori conflitti in corso, sugli attori in gioco e sulla corsa al riarmo, che non riguarda solo i paesi in guerra ma coinvolge la maggioranza degli Stati.

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Sono oltre 30 le guerre in corso sul Pianeta. Gli Stati si affidano alle armi per trovare soluzioni, mentre sarebbe urgente investire sull’emergenza climatica, sui diritti umani, sulla democrazia. Crocco e Giordana invitano a guardare il Mondo con occhi differenti, abbandonando le logiche armate della geopolitica a favore di una “geografia dei diritti umani”, che ponga al centro delle relazioni tra Stati la cooperazione e il rispetto dei diritti. Non si tratta di un approccio teorico o ideale, è semplicemente realistico, forse l’unico che può fermare questa pericolosa corsa alle armi.

