Global March to Gaza: il convoglio Sumud torna a casa
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Migliaia di persone hanno accolto giovedì sera, 19 giugno, a Ben Qardan, nel sud della Tunisia, il ritorno del Convoglio Sumud, che guidava il tratto magrebino della Global March to Gaza.
Testo e foto di Giuditta Pellegrini
Migliaia di persone hanno accolto giovedì sera, 19 giugno, a Ben Qardan, nel sud della Tunisia, il ritorno del Convoglio Sumud, che guidava il tratto magrebino della Global March to Gaza.
Come ha riportato l’emittente Al Jazeera, la carovana di pullman e automobili ha iniziato a lasciare la Libia mercoledì, dopo il rilascio dell’ultimo tra i partecipanti alla marcia che nei giorni scorsi erano stati detenuti.
«Centinaia di persone arrivate pacificamente al Cairo sono state detenute, molestate, picchiate, rimanendo in un limbo di negoziazione con le autorità egiziane» aveva scritto pochi giorni fa Candy and the kings sui social, gruppo di attivisti e influencer molto seguito del Sudafrica: «I partecipanti avevano comunque affermato che se quella situazione fosse proseguita, avrebbero messo in atto una forma di protesta pacifica attraverso lo sciopero della fame, come risposta alla soppressione del diritto di assembrarsi pacificamente per Gaza».
Dopo momenti di grande tensione, tutte le persone sono potute tornare nei loro paesi, rivelando però il ruolo del governo egiziano nel blocco di camion con gli aiuti fermi da giorni al confine con Rafah.
«Chiediamo a ognuno di voi di esercitare il proprio diritto di appellarsi al Parlamento africano, alla Lega Araba delle nazioni e alle organizzazioni della cooperazione islamica affinché l’Egitto sia punito ed espulso da queste organizzazioni finché non permetterà agli aiuti umanitari di entrare liberamente a Gaza» ha detto in un video il deputato sudafricano Nkosi Zwelivelile, nipote di Nelson Mandela, tra i partecipanti alla marcia aggiungendo: «Ci appelliamo a voi affinché facciate pressione sui vostri parlamentari e sui vostri governi, perché il governo egiziano risponda delle sua azioni. Non possiamo rimanere in silenzio mentre un milione di palestinesi sono ridotti alla fame».
Nonostante tutto, la Marcia non ha mai abbandonato il suo obiettivo di accendere i riflettori sull’assedio che attanaglia la Striscia di Gaza da marzo, che non permette a cibo medicamenti di entrare, e ha ribadito l’importanza di ciò che è stato fatto attraverso la mobilitazione.
«Ciò che abbiamo raggiunto insieme nei giorni della marcia è qualcosa di grande» hanno scritto sulla pagina ufficiale della Global March gli attivisti: «Sia chi ha marciato che coloro che hanno coordinato instancabilmente da casa, condividendo informazioni in tutto il mondo, hanno contribuito alla creazione di un movimento popolare per la giustizia, in solidarietà con la Palestina. Insieme, siamo riusciti in un’azione storica, scuotendo le coscienze del mondo. Vogliamo ringraziare ogni singola persona che ci ha sostenuto, marciando con noi, credendo in un mondo migliore».
Il gruppo ha sottolineato l’importanza del fatto che oltre 4000 persone provenienti da 80 paesi si sono riunite fisicamente per marciare verso Gaza, mentre milioni di altre si sono mobilitate in azioni coordinate attraverso il globo.
«Ogni passo, post, comunicato stampa o preghiera ha contribuito a creare un network di brillanti persone impegnate che hanno fatto sì che l’impossibile sembrasse raggiungibile» affermano ancora in un post, ricordando come questo network è pronto a organizzarsi per resistere.
Gli attivisti della Global March hanno ora lanciato una mobilitazione a Bruxelles dal 20 al 27 giugno, per manifestare nei giorni i cui i ministri degli Affari Esteri dell’UE si riuniranno per discutere delle crisi mondiali, inclusa la situazione a Gaza e il ministro degli affari esteri israeliano interverrà alla riunione tra UE e Vicini del Sud per discutere di governance, clima e cooperazione regionale.
«È inaccettabile che regimi responsabili di genocidi e che violano apertamente il diritto internazionale non solo siano tollerati, ma anche invitati. Mentre i palestinesi vengono affamati, bombardati e sfollati, i leader israeliani sono accolti in forum diplomatici come se i loro crimini non avessero conseguenze. È un tradimento dei valori che l’UE afferma di difendere» hanno ricordato gli attivisti.
Il 26 e 27 giugno, inoltre, ci sarà la Riunione del Consiglio Europeo con i capi di Stato e di governo dei 27 Stati membri dell’UE a Bruxelles, insieme al presidente del Consiglio Europeo e alla presidente della Commissione Europea, per definire le priorità politiche del blocco.
«In quanto massima istanza decisionale dell’UE, questo vertice non solo determina le politiche dell’Unione, ma anche la sua volontà politica di rispondere alle atrocità. Se vogliamo che ci ascoltino, è ora o mai più» hanno affermato gli attivisti, lanciando l’appello.
Per Info e adesioni alla mobilitazione: mgt_italia_brussels@posteo.com
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